Soffermiamoci per un momento sui podcast. Cast si può tradurre come "trasmettere", mentre su Pod ci sono un paio di versioni che circolano.
Proviamo a riassumerle in questa terza.
Nel 2001 arriva il primo iPod da casa Apple a sdoganare l'avvento recente del podcasting: chiunque può scaricare contenuti audio in formato digitale per ascoltarli sul proprio dispositivo. Possiamo immaginare come l'assenza di una radio che avesse copertura su territorio nazionale, oltre al fatto di poter ascoltare gli audio in un secondo momento, aiutò il pubblico ancora legato a dirette e a calendari già stabiliti a restarne facilmente affascinati. In Italia, restiamo più affascinati da lato musicale dell'iPod e spesso la memoria dei nostri dispositivi viene interamente dedicata alla libreria personale piuttosto che ai podcast.
Seppur agli esordi si parlò - e non a caso - di audioblogging, le affinità e le differenze più palesi si ricercarono nei programmi radiofonici. I nuovi arrivati podcast, prima registrati e poi caricati su piattaforme online dedicate, sembravano a tutti gli effetti la versione non in diretta di un canale radio.
A livello di serialità i due mondi si riavvicinavano. E lo fanno ancora oggi. Se in radio esistono le rubriche e gli speaker che tornano puntuali ogni giorno come da palinsesto, qui possiamo parlare di episodi generalmente specifici su un'unica tematica.
Quel che forse non tutti sanno è che il podcast diventa mainstream grazie a un omicidio. O meglio, grazie a un giornalista che nel 2014 fidelizza il grande pubblico americano grazie ad un programma audio di nome Serial in cui racconta le vicende del fatto di cronaca più seguito in quel momento, un omicidio appunto.
L'originalità stette nell'aver realizzato un format editoriale nuovo e specifico e non di aver meramente caricato audio.
Morale della favola? Che sia di natura informale, che sembri una chiacchierata tra amici o che racconti di un interesse di nicchia, la genialità di qualunque mezzo di comunicazione sta sempre lì, nel contenuto, nell'idea.