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Focus

Strategie on the rocks

Il curling è molto più di pietre e scope

 

Senza dubbio tutti saprete in che cosa consiste il curling e non dobbiamo certo precisare che è quello sport con squadre composte da quattro giocatori in cui uno dei quattro fa scivolare sul ghiaccio una grossa pietra e, una volta lanciata, i suoi due compagni le camminano davanti impugnando scope con cui puliscono il ghiaccio per facilitarne la scivolata.

Sappiate che non c'è nulla di semplice o stupido in tutto questo. Quando pensiamo al lavoro d'altri tendiamo tutti quanti a dire “va beh, cosa vuoi che sia, basta fare così e cosà”. Lo stesso lo diciamo per il curling, “devono tirare un sasso, che vuoi che sia”. Invece no. Provateci voi e poi ne riparliamo.

Il curling è una costante ricerca della migliore strategia applicata alle mutevoli condizioni offerte dalla partita, situazione dopo situazione. E potrebbe bastare questo per apprezzarne il fascino. Se non addirittura il valore educativo per chi fa il nostro lavoro. E per chiunque faccia qualunque lavoro.

Il curling è una metafora del lavoro strategico di copiaincolla
Il curling è una metafora del lavoro strategico di copiaincolla

Tattica e strategie condivise

 

Nel curling il tiro è frutto di forza, linea e curl. La forza è quella incisa dalle gambe del lanciatore, la linea è quella immaginaria tra punto di partenza e di arrivo e il curl è la cosa difficile. Il curl è la rotazione impressa alla pietra che rende la sua traiettoria curva. Il curl è frutto della condizione del ghiaccio e della forza del lancio.

Assistere ad un partita di curling è un'esperienza anche sonora. Il capo squadra urla agli scopatori se e in che modo scopare la superficie ghiacciata per influire sulla traiettoria del sasso. La pressione e la velocità della testina della scopa surriscaldano il ghiaccio, lo sciolgono nello strato più esterno aumentando il grado di umidità tra la stone e il ghiaccio riducendo l'attrito e l'effetto curl, e aumentandone la velocità.

Anche qui, se credete sia scontato l'obiettivo di rendere più veloce la pietra vi sbagliate. A volte la pietra è già troppo veloce, altre volte la pietra è diretta contro un'altra così scopatori e capo squadra deve decidere in pochi istanti cosa fare comunicando a distanza: lasciare che la pietra si scontri? Scopare per aumentarne la velocità e alterarne la sua traiettoria per evitare l'impatto ma rischiando che in quel modo finisca lontana dalla casa, ossia il punto del campo obiettivo del gioco?

Spesso per avere una valutazione realistica della velocità della pietra gli scopatori hanno un cronometro e compiono a mente un calcolo istantaneo del rapporto tra i secondi e lo spazio percorso che valutano ad occhio nudo.

Pensate ancora che il curling sia stupido?

Curling per italo-canadesi

 

Nella comunità degli immigrati di Meadows, un paese di campagna a cinquanta chilometri da Winnipeg, al centro del Canada, negli anni 80 il curling era una delle attività di aggregazione preferite dalle signore straniere di mezz'età. Avevano una loro squadra e partecipavano ai tornei della zona. In un mobiletto a vetrina della sala da pranzo della nonna dell'autore di questo articolo, fa ancora bella mostra un trofeo vinto in quegli anni.

Dai racconti della signora emerge un concetto molto più complesso del curling rispetto allo scherno con cui da noi viene sempre trattato. Se da questa parte d'Europa mediterranea sembra uno sport bizzarro, forse addirittura ridicolo (qui Fanpage.it lo definisce con un velo di esotica ironia “lo sport più strano del mondo”), nei paesi in cui ha una lunga tradizione viene addirittura definito “scacchi sul ghiaccio” per la profonda componente di strategia tattica che ogni squadra mette in atto nel corso delle partite.

Dietro alle percezioni diametralmente opposte c'è sempre una questione culturale. Se non conosci, non puoi comprendere. Se qualcosa è lontana dalle tue abitudini è automaticamente bizzarra. La stessa bizzarria che la signora e suo marito rappresentavano per i canadesi, culturalmente filo-britannici, quando raccontavano serenamente di mangiare carne equina.

Di fronte allo sconosciuto esistono due approcci possibili: chiudersi, non comprendere, restare distanti; oppure tentare di capirsi e, anche senza necessariamente cambiare la propria idea, comprendere le ragioni da cui nascono le idee altrui.

Chi come noi si occupa di creatività non può che propendere per la seconda strada. Così abbiamo voluto saperne di più sul curling. Su come e perché alcuni lo trovano interessante e complesso. Su cosa avremmo potuto fare nostro di quello sport.

Il curling ha punti in comune con la comunicazione di copiaincolla
Il curling ha punti in comune con la comunicazione di copiaincolla

Non c'è niente di stupido nel curling.

Stupido è non voler capire cose lontane da noi.

 

Nel curling non si lancia mai tanto per lanciare. Nel curling non si lancia mai solo per far arrivare il sasso al centro della casa. Nel curling esistono molti più obiettivi. Si può lanciare per creare le condizioni migliori per il lancio successivo; si può lanciare per mettere in difficoltà il lancio avversario; o mantenendo un approccio di mantenimento della situazione acquisita; oppure scompaginando la situazione che è andata a crearsi.

Nel curling ogni lancio nasce da scelte condivise dai quattro giocatori della squadra, nate dalle brevi riunioni al centro del campo. Nel curling le decisioni vengono prese nel corso dello stesso lancio, frutto di messaggi e codici con cui i compagni di squadra continuano in tempo reale a scambiare informazioni necessarie per capire come gestire la giocata in corso, come correggerla, come portarla a termine.

Nel curling ci potete trovare infiniti spunti e belle lezioni.

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