Ci sono copertine che hanno segnato intere epoche, che hanno segnato correnti artistiche, sociali, musicali. Cose che accadono solo alle icone.
La banana era il cuore della copertina shock disegnata e ideata da Andy Warhol per l'album The Velvet Underground & Nico. I temi erano parecchio trasgressivi. La copertina era un'allusione sessuale che non si limitava all'utilizzo metaforico del frutto esotico ma diventava interattiva: la buccia gialla era un adesivo che poteva essere tolto scoprendo al di sotto una banana dalla polpa rosa. Una copertina sperimentale, avveniristica, talmente in anticipo sui tempi che non trovò subito il successo che le fu riconosciuto in seguito.
Cinque anni dopo, nel 1973, il prisma era l'oggetto che sulla cover di The Dark Side Of The Moon attribuiva nella memoria di chiunque il ruolo di monumento della musica ai Pink Floyd. Un fascio di luce bianca che entrando da sinistra usciva alla destra del solido con un fascio arcobaleno.
Due anni prima, nel 1971, la linguaccia dei Rolling Stones debuttava all'interno della copertina di Sticky Fingers. Il bozzetto del suo autore, John Pasche, allora studente al Royal College of Art, fa ora parte della collezione permanente del Victoria and Albert Museum a Londra. Acquistato per 50 mila sterline. Nemmeno troppo per il valore commerciale e culturale di quel marchio.
Se i vinili sono tornati di moda è anche grazie all'importanza che sull'oggetto disco prendono le copertine. Vengono valorizzate. Prendono tutto lo spazio che permette loro di giocare da magneti per il pubblico. Tornano ad esercitare fascino su chi deve scegliere e acquistare il prodotto. Un fascino che travalica epoche e tendenze. L'occhio umano desidera essere attratto. La creatività prestata alle strategie di mercato desidera attrarlo nel modo più originale, funzionale, efficace, sorprendente che esista.