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Focus

I bisogni possono uscire ovunque. Come gli stimoli, come le intuizioni. E vanno assecondati

I bisogni, la tazza e il rischio di non capirsi

 

La prima cosa su cui vale la pena soffermarsi ha tutto l'aspetto di una totale banalità purtuttavia senza esserlo affatto: il segreto di una buona comunicazione è che mittente e destinatario del messaggio riescano a capirsi.

Sembra ovvio, eppure già nel leggere il titoletto qua sopra qualcuno di voi avrà sentito un dubbio percorrerlo: "Se come immagine principale hanno scelto di mettere un wc", si sarà detto quel qualcuno, "cosa intendono davvero con la parola bisogni? Si riferiscono a delle necessità, a delle esigenze, oppure davvero stanno pensando a quelle cose che succedono al gabinetto". Sempre restando attorno allo stesso contesto, un possibile incidente analogo potrebbe accadere con l'utilizzo di un altro lemma dal valore omonimo (le parole che hanno più di un significato, come ad esempio piano oppure lo stesso gabinetto nominato poco fa), ossia tazza.

Ecco perché il bisogno di chiarezza è il primo dei molti bisogni che vanno sempre perseguiti. Il secondo è il bisogno di camminare talvolta sul delicato e sottile confine tra fraintendimento e gioco di parole. Perché altrimenti tutto sarebbe troppo prevedibile, lineare, rischiando di scivolare verso quel tremendo aggettivo da cui vogliamo sempre tenerci alla larga, l'aggettivo scontato. (E non nel senso di qualcosa a prezzo ribassato).

I bisogni li ha chiunque, ovunque

 

(Ve ne siete accorti? L'abbiamo fatto di nuovo, anche in questo titoletto).

Dopo il primo e il secondo bisogno, abbiamo bisogno da qui in avanti di non numerare più i prossimi bisogni di cui parleremo. E forse anche quello di smettere di chiamarli bisogni per non affollare questa pagina di un eccessivo numero di ripetizioni della parola bisogni.

Le esigenze di un progetto sono molto facilmente sovrapponibili a quelle che riguardano le persone.
Esistono due macro categorie utili a definire le esigenze: quelle espresse da fattori esterni e quelle che invece nascono in noi. I secondi sono legati al nostro bisogno (ops) di ambizioni da inseguire; i primi sono invece quelli espressi dal mercato e dal pubblico, e fortunatamente sono in costante mutazione.
Fortunatamente perché la dinamicità delle condizioni rende il nostro lavoro di continuo nuovo e costantemente stimolante. E la ricerca di stimoli è guarda caso una tra le necessità che nascono in noi.

I bisogni esterni sono quelli prodotti dalla realtà che attorno a noi cambia, che oggi rende necessarie azioni e scelte che prima sarebbero state assurde o che addirittura non esistevano.
Sono quelli delle persone, vicine e lontane da noi, nostri colleghi, collaboratori, fornitori, oppure dall'altro lato della barricata tra coloro a cui destineremo il frutto del nostro lavoro. Sono quelli dei clienti, che possono cambiare così come possono nascere del tutto nuovi nel momento in cui arriva un cliente del tutto nuovo.

E poi ci sono i bisogni che nascono in noi. Sono sempre legati all'esigenza di ricercare nuova linfa, nuove visioni, nuovi stimoli.
Stimoli che proprio perché possono nascere da chiunque e ovunque, ci spingono a cercarli in giro vagando senza meta come in quel gioco di realtà aumentata con cui pochi anni fa, per un mese, tutti abbiamo cercato attorno a noi Pokémon che all'improvviso avevamo il bisogno - eccone uno di bisogno mutato nel pubblico, che ci ricorda che il pubblico siamo anche noi - di catturare.

Gli stimoli possono arrivare all'improvviso, cogliere di sorpresa. Magari mentre si è chiusi nell'intimità del proprio bagno o mentre si passeggia per una città mai vista prima; magari mentre si conversa con l'amico di una vita o mentre si scambiano le prime parole con chi fino a dieci minuti prima era un perfetto sconosciuto.
Noi gli stimoli amiamo cercarli anche in luoghi e in persone lontane da noi. Lontane talvolta geograficamente, talvolta come storie, contesti, caratteri distintamente separati dai nostri, senza apparenti punti di contatto.

Assecondateli

 

E rispettateli, salvaguardateli, osservateli, accettateli, ascoltateli, interrogateli, ricercateli, indagateli, coccolateli, seguiteli, esaltateli, accoglieteli, saziateli.

Non sapete quando e dove arriveranno. Non sapete nemmeno quando e dove troverete il modo per placarli.
Ma non sapere queste cose è tutto ciò che dovete sapere. Sono queste incertezze a darvi la massima sicurezza di come dovrete comportarvi con loro e con voi.
Anche nel caso in cui doveste accidentalmente trovarvi al gabinetto.

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