Una volta a uno dei nostri eventi di Natale abbiamo parlato delle desire line.
Le desire line sono quei sentierini strettissimi tracciati sull'erba dal passaggio assiduo di tante e tante persone. Linee di terra battuta a tagliare il verde di un prato. Le avrete viste e percorse decine e decine di volte nei parchi pubblici o in zone verdi anche molto lontane dalle città.
Nascono in modo del tutto spontaneo, spesso come scorciatoie, e sono il segno semplice e tangibile di come noi umani sappiamo trovare, e condividere tra noi, soluzioni con cui risolvere problemi.
Apparentemente le desire line non c'entrano nulla con l'erba del vicino e con la propria. Solo apparentemente però. Perché in realtà la superficie del ragionamento è la stessa.
I nostri vicini non sono solo quelli al di là della nostra recinzione. Lo sono anche quelli al di là della nostra scrivania.
Come in ogni organizzazione, azienda, gruppo, i nostri vicini siamo anche noi: vicini l'uno dell'altra. Ognuno con la sua erba da confrontare con quell'altrui - talento, indole, posizione nello scacchiere aziendale, responsabilità, ecc. - e ognuno con la scelta da prendere e aggiornare ogni minuto che passa al lavoro con gli altri: alzo le recinzioni attorno al mio praticello ai livelli del sobborgo di Amsterdam o invece le levo del tutto? E se scelgo una via di mezzo a quanto centimetri è giusto fermarsi?
Se le guardate dall'alto le scrivanie di un ufficio e le villette di un quartiere residenziale sono pressoché la stessa cosa. Dei rettangoli disposti in modo ordinato, talvolta raggruppate talvolta no. Le strade e i vialetti che portano dalle une alle altre sono la base iniziale, le connessioni più elementari.
Poi sull'erba del vicino e sulla propria serve tracciare delle desire line e per farlo serve essere in molti a passare esattamente per di lì, essere in molti ad avere fiducia che la scorciatoia aperta da quello che è passato prima valga la pena di essere percorsa.
E passando in molti di lì oggi e domani e dopodomani, si condividono i percorsi. E passando dalla stesso sentiero oggi e domani e dopodomani si abbassano le barriere perché si capisce che costringerebbero a scomode circunnavigazioni. Si arriva prima al punto, si diventa più diretti, si diventa più un insieme di passi.
E solo così si fa molto prima poi, quando serve, ad aprire nuove linee di passaggio abbandonando quelle che non sono più utilii.