anno 2025
copertina #37
Sappiamo creare mondi (anche per voi)

Sappiamo creare mondi (anche per voi)

Minecraft e altri linguaggi tech: s'immerge il pubblico, emerge il brand

Se siete nati prima del 1995 probabilmente avrete sempre battezzato i temi di cui parliamo in questa pagina come infantili, da appassionati di videogiochi, futili.

Bene. Sappiate che avete sbagliato.

Come in altri contesti e in altri momenti storici è capitato anche in questo caso che una serie di innovazioni nate per un preciso contesto e con un preciso fine mostrassero potenzialità all'inizio imprevedibili, ben oltre il perimetro degli obiettivi per cui erano state ideate. La polvere da sparo era nata in Cina principalmente come strumento con cui esperti di pirotecnica potevano creare spettacoli facendo esplodere nel cielo fuochi d'artificio, nessuno aveva invece da subito pensato a utilizzi bellicosi e per questo le armi da fuoco erano nate solo in un secondo momento. “Ehi aspetta un momento: e se questa polvere la usassimo per direzionare esplosioni verso i popoli che ci attaccano? O verso quelli che vorremmo attaccare?”

La storia umana è piena zeppa di tutti quei "Ehi aspetta" e anche nel caso della tecnologia nata attorno al gaming è accaduto qualcosa di analogo. Da tempo una delle direzioni sperimentali seguite dal tech leading in copiaincolla riguarda per esempio due tecnologie differenti che pure hanno diversi punti in comune. Si chiamano Minecraft e Unreal Engine. Tanto differenti nella loro parte più tecnica quanto simili nei loro enormi, oseremmo dire smisurati, margini di amplificazione di quelle che con troppa superficialità vengono chiamate esperienze

Minecraft non è roba da bambini

Il posizionamento di marca - kids e early teen - scelto da Mojang Studios per il suo gioco rilasciato ormai nel 2011 può aver portato molti fuoristrada, nascondendone la complessità concettuale. Una complessità che il tempo ha fatto emergere con estrema nitidezza, permettendo al gioco di sgretolare l'iniziale soffitto anagrafico che nei primi anni lo costringeva a venire relegato non oltre lo scoglio dei quattordicenni. 

Una delle prime sperimentazioni condotte in copiaincolla ci ha portati a testarne il potenziale sulla nostra sede. Si parla tanto di gamify brand communication strategy, di virtual brand experience, così la cosa migliore era iniziare a testare queste cose su noi stessi e sul nostro brand. Grazie a un lavoro congiunto tra nostri sviluppatori web, designer e video artist abbiamo visto sotto i nostri occhi, settimana dopo settimana, prendere forma l'immersive virtual environment e avere un significato molto meno fumoso di quel che la criptica e altezzosa definizione inglese poteva far sembrare. Ne è nata una versione della nostra sede, in tutti i suoi spazi, con cui si può interagire e giocare, in cui si può entrare, salire la scale, sedersi alle scrivanie. Una versione collocata su uno dei nostri server e accessibile per chiunque abbia il gioco Minecraft e per chiunque abbia l'IP necessario a entrare in quello specifico mondo Minecraft in cui ora esistono i 4.000 metri quadrati della nostra sede.

Vi state chiedendo “che farsene di avere la propria sede su Minecraft”? Pensate se invece che un'agenzia con la sua sede, ci fosse un brand di street wear che ha ricreato lì un suo store. Oppure se un marca food avesse ricreato i suoi prodotti o una sua fabbrica in cui poter entrare e fare cose a tema con i suoi prodotti, il suo posizionamento, ciò che ama la sua fan base. Oppure se un brand di integratori energetici offrisse anche una gaming experience divertente, nuova, ironica, alternativa.

Le vedete ora le praterie commerciali e immersive?

Certo, nonostante Minecraft sia piuttosto mainstream e abbia una vasta diffusione su tutto il pianeta, serve avere Minecraft ed essere in target con questo preciso gioco. E per questo abbiamo a lungo esplorato in profondità anche Unreal Engine.

Unreal Engine, un motore per il virtuale

La cosa rivoluzionaria è che a differenza degli altri software fin qui utilizzati per produzioni analoghe, la tecnologia alla base di Unreal permette di creare scenari 3D in real time, senza la necessità di renderizzare, abbattendo così i tempi di lavoro. Con Unreal si possono creare esperienze altamente fantasiose così come altamente realistiche. Si possono creare video e spot che prima sarebbero stati dominio di CGI. Si possono creare tech demo di esperienze immersive e originali, offrendo al pubblico possibilità e intrattenimento di marca fino a poco tempo fa semplicemente impensabile con questi mezzi.

C'è chi lo definisce un 3D engine, chi uno strumento per creare 3D environment o virtual environment. La sostanza è che Unreal Engine è un cilindro da cui - se hai le necessarie competenze per fondere assieme l'arte della programmazione e quella del graphic design - possono uscire conigli sorprendenti. A differenza di Minecraft, l'ambiente Unreal permette di creare mondi virtuali con stili diversissimi e una pressoché totale possibilità di personalizzazione e caratterizzazione. E di farlo scrivendo codice, utilizzando 3D assets e framework. Una delle sue tradizionali applicazioni è riferita al gaming ma è ormai sempre più evidente come si sia andati molto oltre ai soli videogiochi.

Fogli bianchi e interi mondi per la brand experience

La cosa più affascinante di tutto questo è anche la più utile: ogni parola scritta fin qui in questa pagina riguardo a queste sperimentazioni e a queste tecnologie racconta di strumenti che possono permettere a ogni marca di creare mezzi che prima non si potevano creare. Mezzi con cui trasportare il pubblico da un punto A a un punto B della sua consapevolezza, del suo amore, della sua fedeltà, della sua motivazione verso quel brand.

Tutt'altro che cose da ragazzini.

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