I pinguini sono uccelli ma non volano. Un messaggio bellissimo, una presa di posizione forte e chiara. Dietro quella scelta evolutiva c'è lo spirito di chi non si arrende alle definizioni. Di chi mette il suo carattere oltre ai confini troppo stretti stabiliti dai cliché. Dovrebbe volare solo perché lo definiscono uccello, ma probabilmente gli sembra uno schema troppo prevedibile.
Probabilmente è questa allergia alla prevedibilità che accomuna il pennuto senza penne (altro suo notevolissimo virtuosismo) a chi come noi crea progetti di comunicazione creativa.
Non vola ma ha le ali. Ecco allora che il pinguino, mai domo nella sua ingegnosa attitudine verso strade sorprendenti, le ali le trasforma. Non sono un supporto al volo: sono le pinne di un abilissimo nuotatore.
Alla luce di questo esiste anche la possibilità, perché no, di definirlo un pesce che non è un pesce.
Capite ora la forza dirompente di questo fascinoso birillo vivente sempre in frac?
Le ali usate come pinne, uno strumento nato per una funzione che per ragioni di convenienza, utilità, sopravvivenza, o perfino successo, viene adattato ad un altro fine è qualcosa che ribalta le convenzioni.
E qualcosa che ribalta le convezioni non può che riguardare da vicino la genetica della creatività.