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Focus

Di cosa parliamo quando parliamo di shooting?

Parliamo di allestire, girare, scattare, animare, montare, rifinire.
Ma, ancor prima, parliamo soprattutto di soluzioni a problemi.

In sale di posa della company house e in location altrove

 

Chi sta scrivendo i contenuti di questa pagina del nostro sito - una pagina in cui cerchiamo di far comprendere meglio cosa sia per noi un contenuto video, come lo gestiamo, come lo sviluppiamo, come gli diamo vita - la sta scrivendo a una decina di metri dalle scrivanie temporaneamente lasciate deserte da tre colleghe impegnate in uno shooting all'interno di un'abitazione privata che ha per soggetto un bambino di un anno che interagisce con alcuni prodotti di Fiocchi di Riso.

Stanno producendo contenuti video che verranno pubblicati sulle properties social del brand e che avranno l'obiettivo di mostrare i prodotti e il loro utilizzo e al tempo stesso di proseguire un racconto di marca vicino ai piccoli, alla loro cura, che sia anche caldo e sensibile.

Le nostre colleghe impegnate lì su quella precisa produzione sono una content strategist, una art director e naturalmente una video & motion designer.

La prima è la depositaria delle linee editoriali che orientano la comunicazione progettata in agenzia e concordata con il cliente (è lei che sa perché siamo lì, in sostanza, e quali obiettivi deve soddisfare il girato che verrà raccolto e portato in agenzia).

La seconda ha il compito di curare l'impatto visivo e di assicurarsi che resti coerente con gli stili visual che si stanno seguendo su Fiocchi di Riso.

La terza è lì per guidare la mamma del piccolo e il piccolo stesso, per suggerire pose e gesti, per scegliere l'ottica e le luci più adatte a far sì che la resa sia la migliore possibile e a farlo nel più breve tempo considerata la scarsa autonomia che un bambino di quell'età può avere in termini di pazienza e di necessità.

Non è molto diverso da quando per altri progetti e altri clienti siamo andati in quella cucina privata e in quell'altra - a volte per girare scene di preparazione di ricette, a volte per scorci meno didascalici e più food porn, gustosi, appetitosi - o da quando abbiamo girato in un parco pubblico o nelle vie del centro, per dirne tre.

Non è molto diverso nemmeno da quando giriamo nella company house, sfruttando la sala di posa attrezzata oppure, se il contenuto lo richiede, gli altri numerosi spazi interni ed esterni della nostra struttura.

Non è molto diverso da quando invece di un bambino di un anno, ce n'erano due, di sette e nove, da quando c'erano un signore di settanta, una donna di trentacinque e ogni altro volto e figura che fosse necessario avere per fare in modo che quel preciso contenuto guadagnasse tutta la forza di cui aveva bisogno.

Con food, con neonati, con prodotti, con il cliente presente, con eccetera eccetera

 

La parte più affascinante della produzione di contenuti video è anche la sua parte più complessa, la più potenzialmente insidiosa. Serve essere pronti a quasi tutto e a individuare la fattibilità di scene che apparentemente sembrano essere tutt'altro che fattibili.

Come quella volta che abbiamo fatto fluttuare una carota in assenza di gravità e quell'altra in cui abbiamo fatto volare un astronauta verso l'alto all'interno di un vano scale. Per riuscire a trovare la soluzione il segreto è un non-segreto: serve che tutte le competenze coinvolte abbiano ben chiaro il fine di quel contenuto.
Non esistono altri modi per far sì che l'idea abbozzata nel corso di un brainstorming, appuntata su un file doc, passi da semplici parole che all'inizio sembrano davvero molto ambiziose a immagini reali che davvero trasferiscano l'idea che in principio era solo aria e infine diventa invece risultati, dati, views, click, condivisioni.

Ogni nuovo video da creare è un viaggio epico attraverso tre dimensioni tra loro collegate, un'impresa fantasy che conduce dritti verso la dimora di un temibile mostro tricipite. La prima dimensione e la prima testa si chiamano preproduzione, le seconde produzione e per finire le terze postproduzione.
Non esiste alcuna possibilità di vittoria che non passi dal successo dentro a ognuna di quelle tre dimensioni e allo stesso modo non sarà mai possibile vincere alcuna testa senza aver vinto la precedente.

Preproduzione, produzione e postproduzione sono vasi comunicanti, anzi fasi comunicanti. Ciò che viene prima condiziona inevitabilmente le possibilità di successo di ciò che viene dopo. Solidità potrà nascere solo da altra solidità. Competenze potranno dimostrarsi in tutta la loro efficacia solo se sono state precedute da altre competenze efficaci.

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