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Focus

Uova e altre cose che serve mandare in frantumi

Perché per costruire serve distruggere

 

Con le uova ci viene molto facile immaginare che nonostante la perfezione della loro forma - una di quelle meraviglie di simmetricità e linee che solo la natura è capace di pensare e che poi l'uomo replica fin dalla notte dei tempi per i suoi strumenti e le sue architetture e le sue arti - ci viene molto facile immaginare dicevamo che nonostante quanto siano oggettivamente belle siano da rompere.

La loro stessa natura è fondata sulla provvisorietà: un involucro che protegge la vita non ancora pronta per uscire da lì e che, al momento maturo per la schiusa, verrà rotto e abbandonato. Allo stesso modo il loro prezioso valore come alimento fonte di proteine - al di là delle scelte alimentari lasciate alla libertà di ognuno - passa necessariamente per la frattura di quell'opera d'arte di calcificazione rosata prima che tuorlo e albume possano iniziare a essere usati come ingredienti di ricette e preparazioni.

Ancora una volta biologia e fisica conservano le regole fondanti della realtà. All'origine della nascita di piante, cuccioli, frutti d'albero, bambini, ci sono sempre fratture di gusci, di semi, di membrane, esattamente come non esisterebbe vera gioia se prima non ci fosse stata conoscenza della rottura della gioia, ossia il dolore, esattamente come la morte è necessaria per lasciare spazio ad altra vita.

Senza rischiare di prendere direzioni troppo filosofiche qui e restando a dimensioni più quotidiane per un'agenzia - perché no anche per persone e organizzazioni di persone che si occupano d'altro - questo si traduce anche nella sintesi che il mondo delle start-up americane adora e porta fino a sue pericolose esasperazioni, ossia la distruzione creativa.

Rompere gusci, certo. Ma anche idee e metodi

 

C'entra un po' con il concetto di mettersi in discussione, ma è più puntuale in realtà. Mettersi in discussione suona come un approccio legato al carattere personale, a predisposizioni soggettive, a una scala di valori tra l'estremo positivo della persona disponibile e quello negativo della persona con la verità in tasca e arroccata sulle proprie posizioni.
La distruzione creativa, la frattura del guscio dell'uovo, non c'entrano invece nulla con il giusto e lo sbagliato, né con gli approcci caratteriali. La distruzione creativa è oggettiva, primordiale. Una questione meccanica.

Alla distruzione creativa non esistono alternative.

Il mondo si divide tra chi la accetta e chi crede di non accettarla. Il vantaggio tra chi la accetta e chi no è che solo i primi ne sono consapevoli, dunque possono comprenderla, dunque possono applicarla controllandone la forza dirompente, dunque possono utilizzare in modo molto più proficuo le macerie che lascia al suo passaggio per farne il materiale per nuove edificazioni. Cut yuor losses and move on, dicono.

Chi non la accetta invece non può nulla di tutto questo e finisce per illudersi di restare fermo e immutabile, per illudersi che le sue decisioni non vadano mai più aggiornate e che le sue abitudini siano un sole attorno a cui deve ruotare tutto il sistema di pianeti e di satelliti che gli gravita attorno.

La distruzione creativa è qualcosa di terapeutico e di vitale. Di terapeutico quando non porta necessariamente a rivoluzioni profonde, di vitale quando la situazione preesistente rischiava di condurre verso un vicolo cieco con un massiccio muro affacciato su un vertiginoso baratro.

Gettate le vostre idee - o solo alcune parti di esse - che hanno qualcosa che ancora non vi convince: vedrete come quegli scarti si tramuteranno in nuovi germogli. Fate morire prassi che non sono più funzionali al loro obiettivo o che non possono soddisfare obiettivi nuovi: vedrete come l'aria sarà tutt'altro che funerea e acquisterà nuova freschezza.

Ancora una volta la biologia ci insegna che questo non è altro che il processo di ogni vegetale. Quello di trovare in un frutto caduto il seme per una nuova pianta; quello di trovare per la nuova pianta alimento in un terreno che altro non è che stratificazione di quel che resta della vita che fu; quello di trovare dallo scarto dello sterco le risorse più preziose per rinvigorire i nuovi boccioli.

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