Nel gergo del giornalismo la parola "bucare" rappresenta uno dei più grandi spauracchi. La usano per riferirsi a quei casi in cui ci si perda una notizia che altri invece hanno dato. Nel marketing non si usa la stessa parola ma il pensiero di bucare sui social un momento, un tema, un trend di cui tutti parlano, genera lo stesso grado di terrore.
L'instant marketing è nato con i social. L'immediatezza e la democraticità delle piattaforme, luoghi in cui tutti producono aggiornamenti e diffondono cose, ha generato fenomeni di viralità istantanea e di esperienza immediatamente condivisa di quel che di rilevante accade. La morte di un personaggio noto, la gaffe di un politico, un evento di cui tutti parlano, un fallimento oppure un successo che fa molto discutere: qualunque fatto può rappresentare sui social un trend. Qualunque trend può catalizzare attorno a sé interi flussi di commenti e contributi di centinaia di migliaia di persone. E brand che vivono sui social devono necessariamente porsi ogni volta la domanda: mi sto perdendo un'occasione di visibilità? Questo trend può essere coerente con la mia identità e il mio posizionamento? Posso offrire al mio pubblico il mio contributo per dirottare parte di quei flussi anche sulla mia notorietà?
Se la risposta è sì - e, ci mancherebbe, non è detto che per forza lo sia - allora si deve agire. Subito.
Il fattore temporale è decisivo. I trend sui social sono come fiammiferi nella mano di un manovale che si sta accendendo una sigaretta in una pausa al cantiere. Una fiamma che all'improvviso interrompe il normale decorso del tempo di quella giornata, che brucia e dà calore. Ma che un attimo dopo è già sfumata. Spenta per sempre. Sui social l'istantaneità dei trend è bidirezionale, nel senso che la si può vedere sia nel loro improvviso sbocciare sia nel loro altrettanto repentino morire.
Per questo non c'è tempo da perdere. Se vuoi infilarti nella corrente lo devi fare prima che svanisca.