Ma prima di cominciare a spiegarvi meglio che tipo di agenzia sia copiaincolla e in che modo affronti quel tipo di progetti, va innanzitutto ricordata una cosa: che copiaincolla nasce nel 1999 anche come agenzia grafica. È una struttura che da più di quindici anni aggiorna le sue tecniche e di progettazione grafica e di packaging che offre ai suoi clienti di Parma.
Inutile soffermarci qui su quanto la distanza tra Parma e Mantova, la città in cui abbiamo la sede madre, sia irrilevante se rapportata al valore di un progetto - perché no, anche di packaging - ben studiato.
Come detto, alla fine anni 90 copiaincolla nasce con un dichiarato DNA creativo molto contestualizzato con quel momento storico della comunicazione. Tra le principali ramificazioni di quelle radici professionali c'è certamente anche quella che riguarda la progettazione grafica del packaging design. Il sogno era diventare un'agenzia creativa che nel tempo avrebbe aumentato competenze e versatilità produttiva. Il sogno si è avverato, ma il packaging design è sempre rimasto un punto fermo. Oggi come allora.
Sono molte le aziende che hanno scelto di affidare i loro marchi al pack design studiato da copiaincolla. E in molti casi quei brand hanno una dimensione nazionale. Si tratta di aziende di differenti settori merceologici, spesso legate al settore food ma non solo a quell'ambito.
Lavorare al food packaging significa considerare numerose variabili di progetto: quelle legate a prodotti surgelati o al sottovuoto, ad esempio. Situazioni in cui la cura per l'impatto visuale deve sposarsi con le competenze tecniche e le esigenze produttive e logistiche dell'azienda produttiva. Consapevolezze preziose per dare efficacia alla nostra partnership.
In agenzia abbiamo un'idea che sentiamo molto nostra riguardo ciò che lo sviluppo grafico del packaging dev'essere e ciò che crediamo sarà nel prossimo futuro. Pensiamo per esempio che il pack design non possa limitarsi ad essere una questione esclusivamente legata al confezionamento del prodotto. Non più.
Questo vale tanto per comunicazioni costruite attorno ad un prodotto fisico, quanto per comunicazioni strutturate attorno ad un marchio. Che il fine sia la vendita del pezzo o la costruzione di una precisa brand awareness, il pack va ragionato dal punto di vista grafico prima che realizzato. Un processo molto razionale, il solo che può condurre ad una confezione che non sia la semplice replica di quelle già presenti sul mercato. Che esprima una personalità ben definita. Che arrivi davvero al pubblico in piedi di fronte allo scaffale.
Il pack è a tutti gli effetti una delle colonne portanti dell'architettura di una strategia comunicativa che punti a risultati. Risultati misurabili anche sul medio e lungo periodo.
Il futuro del packaging è già arrivato. Una condizione che si è avverata per molte ragioni e che ha seguito molte differenti evoluzioni rispetto all'idea tradizionale che ognuno di noi ha del pack. E una di quelle evoluzioni è legata agli E-Commerce.
Se l'orizzonte tipico di un pack è lo scaffale di un punto vendita, quando quello scaffale diventa virtuale sopra alla pagina di un E-Commerce, le cose cambiano. Le regole del packaging che valevano offline non possono essere fotocopiate online senza un pensiero critico.
Esattamente come l'animale endogeno di un preciso habitat fatica ad adattarsi ad un habitat completamente differente, così un pack concepito in modo tradizionale - con diciture, icone, informazioni, impaginazioni pensate per le situazioni in cui è tra le mani del consumatore - avrà problemi di leggibilità e comprensibilità se buttato nell'esperienza utente digitale.
L'evoluzione è lo sviluppo di un packaging concepito fin da subito per poter essere declinato in differenti ambienti. E soprattutto farlo senza perdere nulla in termini di identità e impatto.
Quello che la giuria di Brand Identity Grand Prix ha voluto assegnarci per la progettazione grafica del packaging dedicato al caviale Penseri.
L'obiettivo era ideare un'immagine lontana dal cliché eccessivamente lussuoso dei brand e dei pack del mercato caviale, per puntare su un carattere più accurato, più posato, rivolto al cultore e non al cliente che vuole acquistare il prodotto per ostentare lo status che ne deriva.
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